Plenary Hall | 10:00
Experience and Knowledge: the future of Museum through new technologies
L’esperienza di elaborazione del Nuovo Museo dell’Opera del Duomo raccontata dal suo Direttore, in collaborazione con lo studio di architettura Natalini-Guicciardini&Magni, focalizzandosi sulle ragioni sia pratiche che estetiche, che ne hanno segnato le scelte museologiche e museografiche.
Fine delle soluzioni adottate è stato quello di creare un luogo di conservazione per i capolavori della collezione, ma anche di educazione per il grande pubblico, mediata per un’esperienza di visita con effetti museografici attraenti, che garantiscono la corretta fruizione delle opere nei loro spazi originari, ora rievocati, seguendo il binario della correttezza filologica e del rigore scientifico e lontani da qualsiasi spettacolarizzazione puramente sensoriale delle opere. Allo stesso tempo, l’evoluzione della comunicazione e delle nuove tecnologie coinvolge la fruizione stessa del patrimonio artistico: possedere un “hardware” culturale – monumenti, architetture, opere d’arte – non è più sufficiente di per sé a produrre ricchezza, sia economica che culturale, e ad attrarre visitatori da ogni parte del mondo.
Nella scia di questi intenti il relatore si apre alla questione di arricchire i servizi di comunicazione ed educativi del museo con gli strumenti offerti dal grande sviluppo della tecnologia digitale: dalla App contenente didascalie parlanti alle possibilità offerte dalla realtà aumentata, dalla realtà virtuale, ai big data e i social media. Un museo digitalizzato, infatti, offre la possibilità di dare nuova vita ad opere e materiali della propria collezione e – al tempo stesso – di ampliare il target di comunicazione: dai più giovani agli adulti fino agli esperti di settore, instaurando un percorso di arricchimento della “user experience” del visitatore.
Concetto centrale sarà lo studio del corretto utilizzo di questi nuovi media, e della prudenza da usarsi nella loro applicazione, per evitare il rischio di trasformare un’esperienza che dev’essere di conoscenza in un semplice tour di svago sensoriale. A maggior ragione in un museo come quello dell’OPA, che per essere d’Arte Sacra, ha per fine imprescindibile quello di comunicare i contenuti – spirituali, oltre che storici e artistici – di cui le sue opere sono foriere. A margine, una riflessione su come le possibilità offerte dalle visite museali virtuali possano assolvere al dovere della conservazione e della quieta fruizione delle opere a fronte di un aumento costante di richiesta dal settore turistico.